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2016 23 AGO

Danni da fumo passivo nei bambini: non solo disturbi respiratori!

Il fumo di seconda mano può incrementare il rischio di obesità nei bambini esposti

L’elevato introito calorico e la scarsa attività fisica sono fattori di rischio noti per l’obesità essenziale; tuttavia, tali fattori, da soli, non possono spiegare il notevole incremento della prevalenza che si è registrato nel corso degli ultimi anni in tutte le fasce di età. E’ infatti ipotizzabile un ruolo dell’ambiente nell’insorgenza dell’obesità, specie in età evolutiva. Nella fattispecie, l’esposizione a fumo passivo si associa a stress ossidativo, flogosi ed alterazioni del sistema endocrino che possono favorire la condizione di obesità. Un recente studio condotto negli USA ha valutato l’interazione tra l’esposizione a fumo passivo e la dieta in 2670 bambini e adolescenti. Circa la metà dei soggetti ha mostrato livelli urinari di cotinina e di [4-(methylnitrosamino)-1-(3-pyridyl)-1-butanol] (NNAL), biomarker di esposizione a fumo di seconda mano, oltre il livello soglia. La prevalenza di obesità tra i soggetti con elevati livelli di esposizione e scarso consumo con la dieta di fibre e acidi grassi polinsaturi omega-3, è risultata maggiore di quanto atteso in base alla sola esposizione al fumo, mentre non è risultata modificata dall’apporto di vitamine C ed E. I risultati suggeriscono che una scarsa assunzione di fibre e acidi grassi polinsaturi omega-3 può peggiorare gli effetti dell’esposizione al fumo di seconda mano sull’obesità nei bambini. Le strategie di prevenzione dell’obesità mirate congiuntamente a migliorare la dieta ed a ridurre l’esposizione a fumo passivo possono dunque risultare più efficaci di quanto non avvenga quando l’intervento di prevenzione considera solo uno dei due fattori di rischio.

FONTE: Moore BF, et al. Interactions between diet and exposure to Secondhand Smoke on the prevalence of childhood obesity: results from NHANES, 2007-2010. Environ Health Perspect. 2016;124:1316-22.

Articolo a cura di Giuliana Ferrante