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2017 18 GEN

Il peso mentale della Fibrosi Cistica in Italia

La Fibrosi Cistica è una malattia cronica che espone il paziente e il suo contesto familiare a numerose e frequenti sollecitazioni emozionali. Vediamo la situazione italiana.

Affrontare una malattia cronica rappresenta un grosso peso emozionale ed è riconosciuto come fattore di rischio per lo sviluppo di problematiche quali ansia e depressione. Questi pazienti sperimentano una perdita di indipendenza e avvertono un senso di isolamento; la loro percezione negativa della situazione influenza anche la loro aderenza terapeutica.

L’impatto della Fibrosi Cistica sulle funzioni psicologiche è stato oggetto di numerosi studi, il più rappresentativo dei quali è il TIDES (The International Depression Epidemiological Study). I dati italiani provengono da 13 centri (6 al Nord, 4 al Centro e 3 al Sud), per un totale di 1.178 pazienti e 836 genitori; sono stati utilizzati i questionari HADS (Hospital Anxiety and Depression Scale) e CES-D (Center for Epidemiologic Studies Depression Scale).

Emerge un divario Nord-Sud sia per l’ansia che per la depressione parentali, probabilmente legato alle differenze sociali, economiche (soprattutto la disoccupazione) e culturali, che rendono la popolazione meridionale più fragile. Le madri in particolare sono più suscettibili rispetto ai padri, soprattutto al Sud, dove la figura materna è ancora centrale nell’organizzazione famigliare. L’ansia è più frequente nelle pazienti di sesso femminile e nei pazienti più grandi; in questi aumenta anche la depressione, per la maggiore consapevolezza della loro situazione clinica. Una differenza sostanziale tra pazienti e caregivers riguarda l’associazione con l’uso di antibiotici e gli indicatori di funzionalità polmonare: i genitori sviluppano ansia in proporzione all’aumento della terapia, mentre i pazienti sembrano più influenzati dal peggioramento delle loro condizioni fisiche. In base alla presenza di questi fattori di rischio emozionali potrebbe essere necessario programmare visite più mirate e ravvicinate, per gestire il paziente e la sua famiglia anche da questo punto di vista.

Quando chiediamo al nostro paziente (e ai suoi genitori) “come stai” dovremmo quindi cercare di valutare non solo la salute del corpo, ma anche quella della mente, per offrirgli un supporto adeguato.


Fonte: Catastini P, et al. The prevalence of anxiety and depression in italian patients with Cystic Fibrosis and their caregivers. Ped Pulmonology 2016; DOI 10.1002/ppul.23566

Articolo a cura di Maria Furno