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2019 30 AGO

L'OMS lancia il nuovo rapporto sull'epidemia globale di tabacco

Nonostante i progressi compiuti nella lotta contro il tabacco sono ancora necessarie azioni utili ad aiutare le persone a smettere di fumare

Il settimo rapporto dell'OMS sull'epidemia mondiale del tabacco analizza gli sforzi dei diversi Paesi del mondo per attuare le misure più efficaci di lotta al tabacco contenute nel WHO Framework Convention on Tobacco Control (WHO FCTC). In linea con il WHO FCTC, nel 2007 è stato lanciato il rapporto MPOWER, mirato a promuovere l'azione dei governi su sei strategie di controllo del tabacco: monitorare le politiche sull'uso e la prevenzione del tabacco, proteggere le persone dal fumo di tabacco, offrire aiuto per smettere di fumare, avvertire le persone sui pericoli del tabacco, applicare il divieto di pubblicità, promozione e sponsorizzazione del tabacco ed aumentare le tasse sul tabacco. Molti governi hanno implementato le strategie di contrasto alla diffusione del tabacco introducendo il divieto di fumo nei luoghi pubblici e le avvertenze grafiche sui pacchetti di sigarette. Tuttavia, molti Paesi non hanno ancora attuato le politiche suggerite, inclusa quelle di offrire servizi per aiutare le persone a smettere di fumare. I servizi di cessazione del tabacco offrono l’accesso gratuito a: quit-line, servizi di "mobile-Cessation" per raggiungere la popolazione tramite telefonia mobile, consulenze da parte di operatori sanitari specializzati, terapia sostitutiva a base di nicotina. Nonostante i progressi ottenuti, oggi solo 23 Paesi offrono un servizio di cessazione efficiente. I governi dovrebbero pertanto impegnarsi a garantire una copertura sanitaria globale per i loro cittadini che includa anche l’attivazione e l’intensificazione di tali servizi. Sebbene il consumo di tabacco sia diminuito nella maggior parte dei Paesi, la crescita della popolazione mondiale implica che il numero totale di persone che usano tabacco è ancora elevato. Attualmente il mondo conta infatti circa 1,1 miliardi di fumatori, di cui l'80% dei quali vive in paesi a basso e medio reddito. 

Fonte:
https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/326043/9789241516204-eng.pdf?ua=1

Articolo a cura di Giuliana Ferrante