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2022 23 MAR

Long Covid Syndrome in età pediatrica

Incidenza e fattori di rischio correlati allo sviluppo degli effetti a lungo termine dell’infezione da SARS COV-2 nei bambini.

Una buona parte dei soggetti risultati positivi al Covid-19 lamentano sintomi come astenia, debolezza muscolare, dispnea e problemi neurologici, che persistono anche più di sei mesi dopo la fase acuta della malattia. Questo fenomeno viene definito "Long COVID".

Osmanov e il suo gruppo di Mosca sono tra i pochi ad aver condotto uno studio riguardo questa problematica nella popolazione pediatrica, andando ad indagare incidenza e fattori di rischio correlati allo sviluppo degli effetti a lungo termine dell’infezione da SARS COV-2 nei bambini.  

Tra il 31 gennaio e il 27 febbraio 2021, a 518 genitori dei bambini ricoverati presso Z.A. Bashlyaeva Children’s Municipal Clinical Hospital durante la prima ondata della pandemia (tra il 2 aprile e il 26 agosto 2020) con infezione da SARS COV-2 confermata tramite PCR, è stato sottoposto un questionario redatto sulla base del ISARIC COVID-19 Health and Wellbeing Follow-Up Survey for Children.

Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che un quarto dei bambini e degli adolescenti presentava sintomi persistenti al momento del follow-up, con stanchezza, disturbi del sonno e problemi sensoriali tra i sintomi più comuni; circa un bambino su 10 presentava un interessamento multisistemico, presentando due o più sintomi contemporaneamente. La fascia d’età più colpita è risultata quella compresa tra i 6 e i 18 anni.

Anche se una percentuale sostanziale di soggetti ha presentato sintomi per diversi mesi (astenia, alterazione del gusto e dell’olfatto, problemi respiratori e del sonno, perdita di capelli e cefalea) dal momento della dimissione dall'ospedale si è registrato un calo costante nella prevalenza dei sintomi nel tempo. Il miglioramento dei sintomi è avvenuto più rapidamente nel caso di astenia e anosmia e più lentamente per cefalea e per disturbi sonno-correlati, che probabilmente sottendono meccanismi psicologici e non dipendono unicamente dagli effetti fisiopatologici dell'infezione virale stessa.

Inoltre, lo studio ha evidenziato come i bambini affetti da patologie allergiche siano più a rischio di sviluppare long-COVID. Recenti dati infatti mostrano come le conseguenze del COVID-19 possano essere legate alla sindrome da attivazione mastocitaria e alla risposta immunologica T-helper di tipo 2 che nei bambini con malattie allergiche può essere responsabile di un aumentato rischio di conseguenze a lungo termine.

Sono stati valutati anche cambiamenti comportamentali riguardo le abitudini alimentari, il sonno, il benessere emotivo e l’attività fisica. Solo un genitore su 20 ritiene che i cambiamenti nel comportamento dei propri figli sia dovuto all’ infezione da SARS COV-2 e non alla situazione generale legata alla pandemia. Più di un genitore su dieci ha segnalato che i propri figli interagiscono con gli amici maggiormente a distanza tramite i social piuttosto che dal vivo, e passano più tempo online sia per scopi didattici che ludici. Questi cambiamenti sono stati per lo più attribuiti alle restrizioni messe in atto durante la pandemia come quarantene, chiusura di luoghi pubblici comprese scuole e università e il distanziamento sociale, piuttosto che all’infezione da SARS COV-2.

Sono necessari nuovi studi, dando la possibilità anche ai bambini stessi di riferire il loro stato di salute e benessere e che prevedano la raccolta di campioni biologici per lo studio dei meccanismi alla base dello sviluppo delle sequele da COVID-19 in modo da meglio caratterizzarne il fenotipo/endotipo.

Bibliografia

Osmanov IM, Spiridonova E, Bobkova P, Risk factors for post-COVID-19 condition in previously hospitalised children using the ISARIC Global follow-up protocol: a prospective cohort study. Eur Respir J. 2022 Feb 3;59(2):2101341. doi: 10.1183/13993003.01341-2021. PMID: 34210789; PMCID: PMC8576804

 

Articolo a cura di Francesca Maria Riccaboni