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2016 24 MAG

Genetica e rischio di distress respiratorio

Fattori genetici contribuiscono al rischio di distress respiratorio nei neonati pretermine, late preterm e a termine.

Nonostante il progresso delle tecniche di assistenza neonatale la Sindrome da Distress Respiratorio (RDS) rappresenta tuttora una delle cause più frequenti di morbilità e mortalità neonatale. Storicamente la patologia è stata attribuita ad un deficit della produzione di surfactante, una complessa mistura di lipidi e proteine, che espandendosi sulla superficie degli alveoli e diminuendo la tensione superficiale ne contrasta l’atelettasia espiratoria. Esiste una correlazione inversa tra incidenza di RDS ed età gestazionale, poiché la sintesi del surfactante è regolata secondo l’epoca di sviluppo del feto, aumentando con l’avanzare dell’età gestazionale.

Tuttavia gli studi hanno dimostrato una  variabilità significativa nei tassi di incidenza di RDS per etnia e sesso del neonato, e come queste differenze persistano nonostante la terapia sostitutiva di surfactante. Ciò ha permesso di identificare mutazioni bilalleliche nei geni che codificano per il tensioattivo tra i neonati con quadri di RDS progressivo, suggerendo come queste contribuiscano al rischio di malattia.

Per determinare il contributo genetico al rischio di distress respiratorio, Shen et al., in questo articolo, eseguono un’analisi retrospettiva su 524 cartelle cliniche di coppie di gemelli con età gestazionale media 34 settimane (32-39 settimane di gestazione) ricoverati al Barnes-Jewish Hospital. A differenza degli studi precedenti la loro casistica analizza non solo i prematuri, a più alto rischio di concordanza per il carente sviluppo di surfattante, ma anche i late preterm e i neonati a termine.

L’analisi viene eseguita utilizzando il rapporto di varianza genetica alla varianza totale. I risultati ottenuti mostrano una maggiore concordanza per fenotipo RDS fra i gemelli monozigoti rispetto ai dizigoti (P 0.0040). La stessa evidenza viene confermata tra i gemelli di razza europea (73% monozigoti vs 51% dizigoti P= 0.031). In accordo con i precedenti studi anche il lavoro di Shen et al., identifica come fattori predittivi indipendenti di rischio RDS: il sesso maschile, l’età gestazionale, il parto cesareo e il basso punteggio di Apgar al 5 minuto.

In conclusione questi dati suggeriscono che, oltre ai fattori ambientali, i fattori genetici hanno un ruolo di primo piano nel contribuire al rischio di RDS nei neonati pre-termine, late-preterm ed in quelli a termine.

Maggiori evidenze sono necessarie per  identificare ulteriori varianti che contribuiscono all’ ereditabilità del RDS neonatale. Questo potrà aiutarci a descrivere nuovi approcci in termini di prevenzione e potenziali opzioni terapeutiche innovative per il trattamento del distress respiratorio.

Fonte: Shen et al. Genetic Factors Contribute to Risk for Neonatal Respiratory Distress Syndrome among Moderately Preterm, Late Preterm, and Term Infants. Journal of Pediatrics 2016 May;172:69-74.e2.

Articolo a cura di Sabrina D'Arpa