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2017 24 SET

L’esame obiettivo nella sospetta polmonite

Quasi in risposta al recente lavoro su JAMA a proposito della Polmonite, anche questo articolo ci porta alla riscoperta della pratica clinica, seppur con alcune precisazioni.

In un bambino che presenta sintomi respiratori acuti può essere difficile porre diagnosi di CAP (Community-Acquired Pneumonia). Ci sono dei segni più tipici, ma possono non essere sempre presenti e a volte ci sono pareri discordanti tra medici. Nonostante ciò, le Linee Guida concordano nell’affidare all’esame obiettivo il ruolo diagnostico principale, sottolineando la non necessità di eseguire di routine la radiografia del torace.

Questo studio valuta l’affidabilità dell’esame obiettivo nella diagnosi di CAP. Sono stati selezionati 128 bambini tra 3 mesi e 18 anni di età giunti in Pronto Soccorso con sintomi delle basse vie aeree suggestivi di CAP e che hanno eseguito la radiografia del torace. I bambini sono stati valutati indipendentemente da due operatori sanitari, che hanno compilato un’apposita scheda con i sintomi/segni rilevati, messi poi a confronto.

Nessun segno/sintomo ha raggiunto una corrispondenza sostanziale/ottimale; solo tre rilievi hanno raggiunto una concordanza (e quindi un’affidabilità) accettabile: retrazioni, respiro sibilante e frequenza respiratoria. Cosa dire dei reperti auscultatori considerati caratteristici (murmure ipotrasmesso, rantoli e crepitii)? Purtroppo, gli autori dell’articolo ipotizzano, tra le possibili cause della loro apparente scarsa affidabilità, l’erronea interpretazione di un suono o la differente definizione dello stesso suono (correttamente identificato) da parte dei vari medici. Alcuni suoni possono cambiare con l’età del paziente, ma anche con l’esperienza professionale del medico! Le nuove generazioni sono state abituate a fare affidamento più sugli esami radiologici e di laboratorio che sui propri sensi, portando ad una minore preparazione in semeiotica fisica. Eppure, se parliamo di CAP e radiografia, anche questo esame presenta una moderata affidabilità ed imprecisione. In un mare di incertezze, è quindi fondamentale migliorare le abilità diagnostiche cliniche e cercare un approccio più standardizzato per la diagnosi di CAP, magari supportato da qualche strumento più oggettivo.

Sicuramente un lavoro con alcune limitazioni, ma il cui punto di forza è l’approccio “real-world”, che possiamo anche riversare nell’ambulatorio del pediatra di famiglia o in contesti di risparmio di risorse e radioprotezione.

Riappropriamoci dei nostri sensi e utilizziamoli al meglio, riscoprendo la pratica clinica che ci tramandiamo da secoli e che, ancora oggi, sarà sicuramente in grado di stupirci, oltre a permetterci di curare meglio e stare più vicini ai nostri pazienti.


Florin TA et al. Reliability of Examination Findings in Suspected Community-Acquired Pneumonia. Pediatrics 2017 Sep;140(3):e20170310.

Articolo a cura di Maria Furno