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La diffusione delle infezioni da Mycoplasma pneumoniae: una sfida per la sanità pubblica

A cura di: Nada El Gallad

Mycoplasma pneumoniae (M. pneumoniae), una delle cause più frequenti di polmonite atipica, ha negli ultimi anni suscitato interesse e preoccupazione per il suo andamento epidemiologico. Dopo una significativa riduzione dei tassi di infezione durante la prima fase della pandemia da Covid-19, si è registrato un aumento dell’incidenza, raggiungendo livelli comparabili a quelli pre-pandemia. Per gestire in maniera efficace questo fenomeno, è fondamentale identificare ed approfondire i fattori ad esso associati, tra cui le caratteristiche del batterio, i meccanismi immunitari e i fenomeni sociologici.

L’impatto della pandemia da Covid -19  su Mycoplasma pneumoniae

Durante la pandemia da Covid-19, l’adozione di diversi interventi non farmacologici (NPI) come lockdown, distanziamento sociale, obbligo di mascherine e severi protocolli igienici, ha determinato una significativa riduzione della circolazione di patogeni respiratori, incluso M. pneumoniae. È degno di nota, tuttavia, che le infezioni da M. pneumoniae abbiano manifestato una ripresa ritardata rispetto alle infezioni da altri patogeni respiratori, quali Mycobacterium tuberculosis e Bordetella pertussis, le cui recrudescenze sono avvenute in modo più tempestivo al termine delle restrizioni imposte dalla pandemia. L’incremento di diffusione di M. pneumoniae è verosimilmente il risultato dell’interazione di molteplici fattori, tra cui:

  • Dinamiche di trasmissione: dopo un periodo in cui la trasmissione infettiva era soppressa a causa dell’applicazione degli NPI, si è assistito ad un incremento dei contatti ravvicinati determinato dai cambiamenti nella mobilità, nelle attività e nei comportamenti della popolazione. In particolare, il rientro dei bambini a scuola e nelle comunità dopo il lockdown ha svolto un ruolo significativo.
  • Diminuzione dell’immunità di gregge: la riduzione delle infezioni nel corso della pandemia ha determinato un “gap immunitario”, ovvero una considerevole riduzione dell’immunità a livello della popolazione. I soggetti più giovani, con una minore esposizione pregressa al patogeno, sono quindi risultati particolarmente vulnerabili a questo fenomeno e più suscettibili alle infezioni dopo l’allentamento degli NPI.
  • Co-infezioni: le infezioni respiratorie si manifestano frequentemente come co-infezioni; in particolare le co-infezioni virali possono influenzare la severità e le manifestazioni cliniche delle infezioni batteriche, come quelle causate da M. pneumoniae. La riduzione delle infezioni respiratorie virali durante la pandemia potrebbe aver aumentato l’importanza relativa del batterio, modificando così la presentazione e la gravità della polmonite da M. pneumoniae.
  • Fattori ambientali: umidità, temperatura, qualità dell’aria e altri fattori meteorologici influenzano probabilmente l’incidenza e la trasmissione di M. pneumoniae. Il cambiamento climatico, alterando questi fattori, potrebbe creare condizioni più favorevoli alla diffusione del batterio.
  • Antibiotico resistenza: l’esteso impiego di macrolidi come terapia per le infezioni da M. pneumoniae ha portato all’emergenza di ceppi batterici resistenti ai macrolidi (MRMP). Questi ultimi risultano particolarmente diffusi nella regione asiatica dove, con tassi di resistenza intorno all’80-90%, le infezioni hanno un decorso più lungo e severo. In Europa i ceppi MRMP hanno una prevalenza più bassa, anche se l’Italia presenta il valore più elevato (26%). (1).

Relativamente all’ultimo punto, risulta evidente la necessità di un’attenta gestione degli antibiotici e dell’utilizzo di agenti terapeutici alternativi quando si sospetta o si conferma la resistenza ai macrolidi.

 

Strategie di prevenzione per M. pneumoniae. Implicazioni per la sanità pubblica:

L’aumento dei casi di infezioni respiratorie da M. pneumoniae evidenzia la necessità di una strategia di gestione e prevenzione integrata per la M. pneumoniae che comprenda:

  • Sorveglianza in tempo reale: è fondamentale potenziare i sistemi di sorveglianza nazionali ed internazionali con dati costantemente aggiornati, al fine di monitorare l’andamento e la diffusione delle infezioni da M. pneumoniae, e identificare i casi sostenuti da ceppi MRMP.
  • Strumenti avanzati per la diagnosi: disporre di test diagnostici accurati e rapidi è essenziale per l’avvio tempestivo di un trattamento adeguato. I test di biologia molecolare, tra cui la PCR, sono fondamentali per la diagnosi precoce e per la differenziazione dei ceppi MRMP.
  • Scelta dell’antibiotico: è necessario fare uso consapevole e prudente degli antibiotici per contrastare il fenomeno di antibiotico resistenza. In quest’ottica risulta utile un attento studio dei pattern locali di resistenza.
  • Interventi di sanità pubblica: promuovere misure preventive come il miglioramento dell’igiene delle mani, l’uso di mascherine e il distanziamento sociale, potrebbe aiutare a diminuire la trasmissione e quindi l’incidenza delle infezioni da M. pneumoniae.

La riemergenza delle infezioni da M. pneumoniae costituisce una grande sfida per la sanità pubblica. Contestualmente ad un continuo studio del patogeno e delle sue interazioni con l’ospite, è fondamentale migliorare la sorveglianza, la diagnostica, la gestione degli antibiotici ed implementare interventi di sanità pubblica per gestire gli attuali focolai e prevenire future epidemie. 

 

  1. Loconsole D, De Robertis AL, Sallustio A, Centrone F, Morcavallo C, Campanella S, Accogli M, Chironna M. Update on the Epidemiology of Macrolide-Resistant Mycoplasma pneumoniae in Europe: A Systematic Review. Infect Dis Rep. 2021 Sep 2;13(3):811-820. doi: 10.3390/idr13030073. PMID: 34562998; PMCID: PMC8482213.

 

Pdf dell’articolo in lingua Inglese Reemergence of Mycoplasma pneumoniae disease: Pathogenesis and new approaches

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