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Conoscere e Curare l’Asma. Guida Completa

Con la consulenza scientifica di:
Fabio Midulla
Stefania La Grutta
AnnaMaria Staiano
A Cura di:
Articolo Pubblicato sul Corriere della Sera Salute

Hanno contribuito alla redazione dell’articolo:

Giuliana Ferrante, Marina Attanasi, M. Elisa Di Cicco, Luana Nosetti, Sabrina Di Pillo, Antonio Niccoli, Valentina Ferraro, Grazia Fenu

Cos’è l’Asma. Tutto quel che c’è da sapere per conoscerla davvero

L’asma è una malattia molto diffusa nelle società moderne, che colpisce l’1-29% della popolazione di diversi paesi, con circa 3-400 milioni di pazienti colpiti in tutto il mondo. Nel 2019 ha causato 455.000 decessi, costituendo un impatto significativo per chi soffre e per la società. È la malattia cronica più comune nei bambini e rappresenta una delle principali cause di anni vissuti con disabilità.

 

Il fattore ereditario, allergenico e ambientale nell’Asma

Nella patogenesi dell’asma sono in gioco sia fattori ereditari che epigenetici. Infatti, spesso esiste una storia familiare di malattia allergica con più geni associati che predispongono all’allergia e all’asma. L’asma allergico solitamente esordisce nell’infanzia come parte di un insieme di disturbi atopici (dermatite atopica, allergia alimentare, rinite allergica) mediati dalle IgE, l’anticorpo dell’allergia. Tuttavia, anche i fattori ambientali sono rilevanti. Evitare l’inquinamento e seguire una buona alimentazione, sono misure adatte per essere utilizzate a livello di popolazione, per la prevenzione primaria dell’asma a tutti i livelli e per la prevenzione secondaria in coloro che sono più predisposti a sviluppare l’asma. L’asma è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata dal restringimento delle vie aeree che può manifestarsi con episodi di tosse, difficoltà respiratoria, mancanza di respiro, sibili e senso di costrizione toracica. È importante sapere che è una malattia variabile, in cui i sintomi e i segni possono essere precipitati da fattori scatenanti fisici e ambientali, tra cui lo stress e l’esercizio fisico, i cambiamenti climatici o di temperatura, il fumo, le particelle sospese nell’aria e le sostanze chimiche, i microbi (soprattutto virus) e gli allergeni; molti di questi fattori agiscono inizialmente sull’epitelio respiratorio.

 

I Sintomi dell’Asma. Gli attacchi d’asma nei bambini

Nella maggior parte dei casi l’asma può essere tenuta sotto controllo in maniera continuativa, sebbene alcuni individui possano soffrire di sintomi persistenti. I sintomi dell’asma possono peggiorare sia in maniera graduale che all’improvviso. Tale situazione è nota come attacco d’asma o esacerbazione. Attacchi gravi possono richiedere il ricovero ospedaliero e, in casi non frequenti, possono mettere in pericolo la vita del bambino, soprattutto se l’asma non è curato in modo adeguato. Anche se nella maggior parte dei casi l’asma è controllato, può comunque rappresentare una condizione pericolosa per la vita, soprattutto quando non si riconosce il peggioramento delle condizioni cliniche che rendono inefficace un tardivo intervento medico. È indispensabile, quindi, saper riconoscere con sicurezza i segni di peggioramento ed intraprendere rapidamente le azioni necessarie.

 

L’Asma e la Terapia cortisonica nei Bambini

L’asma è una malattia infiammatoria cronica e, di conseguenza, il cardine del trattamento è, nella stragrande maggioranza dei casi, l’impiego di cortisonici da somministrare per via inalatoria a basso dosaggio. In età pediatrica, questi farmaci vengono somministrati preferibilmente mediante bombolette spray predosate, a cui deve essere sempre associato il distanziatore, un dispositivo che permette una corretta distribuzione dei farmaci nelle vie aeree, dotato di mascherina fino all’età di circa 6 anni, e di boccaglio successivamente. Nei casi di asma più importanti o che non rispondono al trattamento di prima linea, è possibile aumentare il dosaggio dei farmaci o aggiungerne altri, con diverse indicazioni a seconda dell’età del paziente. Sono disponibili, inoltre, alcuni farmaci biologici già prescrivibili in età pediatrica per il trattamento dei casi, poco frequenti, di asma grave. Al trattamento deve essere sempre affiancato un programma di follow-up regolare, con visite di controllo almeno ogni 6 mesi, comprensive di esame spirometrico e di verifica delle modalità di somministrazione dei farmaci. È inoltre importante eliminare i fattori di rischio per lo scarso controllo dell’asma, come l’esposizione ad allergeni, fumo ed inquinanti. Attualmente i costi dell’asma sono elevati per gli individui, i sistemi sanitari e la società, e sono maggiori nei casi di asma severo, che necessita di regimi terapeutici altamente specialistici.

Come riconoscere l’asma. I sintomi nei bambini affetti d’asma

L’asma è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata dal restringimento delle vie aeree che può manifestarsi con episodi di tosse, difficoltà respiratoria, mancanza di respiro, sibili e senso di costrizione toracica. Le principali cause di tali attacchi sono:

  • infezioni, in particolare quelle virali, prevalenti durante il periodo autunnale e invernale;
  • sensibilizzazione allergica a polvere, muffe, pelo di animali (gatto, cane, cavallo), pollini;
  • condizioni ambientali avverse. I bambini che frequentano ambienti particolarmente inquinati o che sono esposti a fumo passivo sono maggiormente a rischio di sviluppare attacchi acuti di asma;
  • condizioni meteorologiche, come aria fredda e secca o aria calda e umida;
  • emozioni intense, come ridere, piangere o sentirsi stressati;
  • attività fisica.

In genere il bambino con asma presenta tosse secca e stizzosa, a riposo, prevalentemente notturna, o durante il gioco o la corsa, in alcuni casi associata a fischi, sibili e difficoltà respiratoria che migliorano con la somministrazione di broncodilatatori (ad esempio il salbutamolo). Alcuni bambini potrebbero non avere alcun sintomo tra una riacutizzazione e l’altra. Altri potrebbero sempre avere sintomi lievi che peggiorano durante una riacutizzazione. La conferma della diagnosi è possibile tramite l’esecuzione della spirometria, un esame che analizza la quantità di aria che il bambino riesce a emettere con una espirazione forzata. Tale esame è eseguibile intorno ai 5-6 anni. L’esecuzione delle prove allergiche consente di verificare la presenza di eventuali sensibilità concomitanti. È più probabile fare la diagnosi di asma se il bambino lamenta 1 o più dei sintomi tipici (tosse, sibili, difficoltà a respirare, costrizione al petto) o se i sintomi tipici sono frequenti, peggiorano la notte o nelle prime ore del mattino, si manifestano quando il bambino è esposto ad un determinato stimolo, si manifestano anche quando il bambino non è raffreddato.

 

L’importanza di seguire la terapia per la cura dell’asma con attenzione

È importante ricordare che i sintomi dell’asma possono non essere evidenti ma che l’infiammazione delle vie aeree è sempre presente. Se l’asma non è trattato correttamente (sia con le medicine appropriate che con l’eliminazione dei fattori di rischio), può aggravarsi nel tempo e comportare attacchi acuti potenzialmente fatali. La buona notizia è che la maggior parte dei bambini con asma che eseguono la terapia in maniera appropriata e che adottano misure di prevenzione adeguate, riescono a gestire la loro malattia e a vivere senza sintomi.

Il Possibile decorso dell’Asma. Sintomi, Persistenza, Attacco d’Asma

L’asma è una diffusa malattia respiratoria che persiste nel tempo (cronica) ed è una malattia complessa, in cui giocano un ruolo importante sia i fattori genetici che quelli ambientali. La gravità dei sintomi varia da persona a persona. Nella maggior parte dei casi l’asma può essere tenuto sotto controllo in maniera continuativa, sebbene alcuni individui possano soffrire di sintomi persistenti.

I sintomi dell’asma possono peggiorare sia in maniera graduale che all’improvviso. Tale situazione è nota come attacco d’asma o esacerbazione. Attacchi gravi possono richiedere il ricovero ospedaliero e, in casi non frequenti, possono mettere in pericolo la vita del bambino, soprattutto se l’asma non è curato in modo adeguato. Comuni fattori ambientali che possono causare un attacco di asma nei bambini predisposti comprendono gli acari della polvere, i peli di animali, i pollini delle piante, le muffe; altri fattori di rischio includono l’esposizione al fumo di tabacco (anche passivo), fattori climatici tra cui la nebbia, l’inquinamento atmosferico, l’esercizio fisico, le infezioni virali. Tra i fattori di rischio legati a condizioni soggettive sono stati individuati: squilibri nutrizionali, obesità, squilibri ormonali, familiarità.

Il motivo per cui alcune persone sviluppano l’asma non è ancora del tutto chiaro, sebbene sia nota la maggiore probabilità di esserne colpiti se in famiglia sono presenti persone che già ne soffrono. L’asma si può presentare a qualsiasi età. L’asma è una condizione che dura nel tempo (cronica), in particolare se si sviluppa in età adulta. I sintomi sono, in genere, controllabili e reversibili con le cure, anche se in alcuni casi l’asma di lunga durata può causare cambiamenti stabili delle vie respiratorie, ad esempio un restringimento permanente e, quindi, problemi più persistenti. Nei bambini, i sintomi potrebbero scomparire o migliorare durante l’adolescenza, ma possono ripresentarsi più tardi nel corso della vita.

L’Asma nei Bambini e negli Adulti

L’asma infantile moderato o grave ha più possibilità di manifestarsi nuovamente con il passare degli anni. Inoltre, l’asma mal controllato può avere un effetto negativo sulla qualità della vita, causando affaticamento, riduzione delle capacità di studio (performance) o assenza da scuola, problemi psicologici, tra cui stress, ansia e depressione, interruzione delle attività associate al tempo libero a causa di visite mediche non programmate, e anche ritardi nella crescita o della pubertà. I bambini possono anche sentirsi esclusi dai loro compagni di scuola se non possono partecipare a giochi, attività sportive e sociali. In alcuni casi, l’asma può anche comportare una serie di complicazioni respiratorie, tra cui: polmonite, pneumotorace, insufficienza respiratoria con riduzione dei livelli di ossigeno nel sangue e/o aumento dei livelli di anidride carbonica e stato asmatico (gravi attacchi di asma che non rispondono al trattamento prescritto). Tutte queste complicazioni possono mettere in pericolo la vita e richiedono l’impiego immediato di cure mediche.

Anche se nella maggior parte dei casi l’asma è controllato può, comunque, rappresentare una condizione pericolosa per la vita soprattutto quando non si riconosce il peggioramento delle condizioni cliniche che rendono inefficaci un tardivo intervento medico. È indispensabile, quindi, saper riconoscere con sicurezza i segni di peggioramento ed intraprendere rapidamente le azioni necessarie.

Asma, malattia infiammatoria cronica. La Terapia Cortisonica a basso dosaggio

L’asma è una malattia infiammatoria cronica e, di conseguenza, il cardine del trattamento è, nella stragrande maggioranza dei casi, l’impiego di cortisonici da somministrare per via inalatoria a basso dosaggio. In età pediatrica questi farmaci vengono somministrati preferibilmente mediante bombolette spray predosate, a cui deve essere sempre associato il distanziatore, un dispositivo che permette una corretta distribuzione dei farmaci nelle vie aeree, dotato di mascherina fino all’età di circa 6 anni, e di boccaglio successivamente. In caso di necessità, ovvero qualora compaiano sintomi acuti riferibili all’asma, al cortisonico inalatorio viene associata la somministrazione al bisogno, con le stesse modalità, di un broncodilatatore a breve durata di azione (il salbutamolo), seguendo le indicazioni del piano di azione che lo specialista che segue il bambino avrà consegnato ai genitori.

Nei casi di asma più importante, o che non rispondono al trattamento di prima linea, è possibile aumentare il dosaggio dei farmaci o aggiungerne altri quali le associazioni cortisonico/ broncodilatatore a lunga durata di azione (LABA), il montelukast e il tiotropio, con diverse indicazioni a seconda dell’età del paziente. Negli adolescenti è possibile ricorrere, anche nei casi di asma lieve, a dispositivi che contengono un’associazione di un cortisonico con il formoterolo (un LABA) e che possono essere utilizzati sia come terapia al bisogno che come terapia di fondo. Sono disponibili, inoltre, alcuni farmaci biologici già prescrivibili in età pediatrica per il trattamento dei casi, seppur poco frequenti, di asma grave (in Italia: omalizumab, dupilumab, mepolizumab). Al trattamento deve essere sempre affiancato un programma di follow-up regolare, con visite di controllo almeno ogni 6 mesi, comprensive di esame spirometrico e di verifica delle modalità di somministrazione dei farmaci. È inoltre importante eliminare i fattori di rischio per lo scarso controllo dell’asma, come l’esposizione ad allergeni, fumo ed inquinanti.

Ecco qual è il legame tra Asma e Sonno

Asma e sonno si possono influenzare vicendevolmente. Alcuni pazienti asmatici possono avere un peggioramento dei sintomi respiratori durante il sonno, sia per la posizione assunta, che per l’esposizione ad alcuni allergeni, come ad esempio gli acari della polvere che possono accumularsi nei materassi, nei cuscini e nei tappeti. Durante il sonno, l’inalazione di questi allergeni può provocare o aggravare i sintomi asmatici. Anche il reflusso gastroesofageo, che si accentua nel sonno, può peggiorare i sintomi asmatici irritando le vie respiratorie. Viceversa, il broncospasmo associato a difficoltà respiratoria, tipici dell’asma, possono peggiorare la qualità del sonno, provocando ripetuti risvegli e riducendo il numero totale di ore di sonno.
Alcuni disturbi, come le apnee ostruttive del sonno (OSA), possono essere associati all’asma in età pediatrica e possono essere presenti contemporaneamente negli stessi pazienti. Sia l’OSA che l’asma condividono molti fattori di rischio comuni, tra cui l’obesità, la prematurità, le esposizioni a fattori di rischio ambientali, una storia di infezioni respiratorie ricorrenti, la malattia da reflusso gastroesofageo e la rinite allergica. Sia l’asma che l’OSA condividono meccanismi patogenetici che includono l’attivazione delle vie dell’infiammazione, confermando l’esistenza di un legame bidirezionale tra l’asma e l’OSA. Entrambe le malattie possano complicare il decorso clinico l’una dell’altra. Da un lato, l’OSA può modificare l’entità e la gravità dell’infiammazione delle vie aeree con un peggior controllo dell’asma.

Dall’altro lato, l’asma aumenta la collassabilità delle vie aeree superiori e aumenta il tono vagale, contribuendo allo sviluppo e al peggioramento dell’OSA, insieme alla liberazione di mediatori dell’infiammazione, che favoriscono l’aumento di volume di adenoidi e tonsille, che sono tra le principali cause dell’OSA in età pediatrica. Una delle conseguenze di tali
interazioni è che l’adenotonsillectomia, uno dei trattamenti dell’OSA nei bambini, porta a un miglioramento del controllo dell’asma nei pazienti affetti da entrambe le malattie. Tuttavia, quando si esamina l’approccio inverso, ci sono prove limitate su come i farmaci anti-asma influenzino la gravità dell’OSA negli stessi pazienti.
In conclusione, tra asma e disturbi del sonno vi è un rapporto bidirezionale, che va riconosciuto per effettuare un corretto trattamento di entrambe le patologie, evitando l’insorgenza di possibili complicazioni (cardiovascolari, sull’accrescimento e neurocomportamentali).

Il rapporto tra Asma e Sport nei Bambini. Ecco come praticare lo sport nei bambini asmatici

Da un po’ di tempo è accettato che l’attività fisica è indispensabile, durante l’età evolutiva del bambino, per assicurare una normale crescita, e che è parte importante di uno stile di vita sano in grado di condizionare il benessere fisico fino all’età adulta. Questo è vero anche per il bambino e l’adolescente con asma, nei quali invece si osserva una riduzione dell’attività motoria a causa dei problemi respiratori. L’asma diviene allora una condizione invalidante, in cui l’iperprotezione familiare ed il timore dell’ostruzione bronchiale, che compare con lo sforzo (asma da sforzo), costringono il bambino a livelli di attività fisica ridotta rispetto ai coetanei con rischio di isolamento ed emarginazione. L’asma da sforzo dipende dal tipo di sforzo e dalle condizioni in cui avviene. L’asma da sforzo, può essere ridotto praticando l’attività sportiva in un ambiente caldo-umido come in piscina o evitando lo sforzo all’aperto in giornate fredde quando si dovrebbe preferire attività in palestra.

Se poi si vuole praticare all’aperto è consigliata la protezione con una sciarpa o con maschere anti-freddo garantendo sempre una buona respirazione nasale. Oltre al freddo, dovrebbero essere evitate condizioni ambientali con aria particolarmente secca o inquinata o attività sportive in zone o periodi con un’alta concentrazione di allergeni, per i quali sia nota una sensibilizzazione. Altro aspetto importante è costituito dalla pratica del preriscaldamento. Il presupposto teorico è basato sull’osservazione che solo uno sforzo sub-massimale e di durata sufficiente (5-10 minuti), causa ostruzione bronchiale, mentre l’allenamento intermittente rafforza la resistenza ed evita l’asma. Ad esempio “l’interval training”, che consiste in periodi brevi di attività più intensa intervallati a periodi con carico di lavoro di minore intensità. Altrettanto importante è che le sessioni siano di durata di 45-60’ minuti con una frequenza di due tre volte la settimana.

L’allenamento fisico non ha effetti sulla funzionalità polmonare, ma determina un miglioramento della risposta cardiopolmonare allo sforzo. Nei bambini con asma la reattività bronchiale aumenta invece con il diminuire dell’attività fisica. È dimostrato che l’asma non costituisce un limite per la partecipazione all’attività sportiva. Molti atleti asmatici sono riusciti a diventare i migliori nella loro specialità. C’è una differenza, tra sport di potenza e di resistenza, in termini di performance aerobica e anaerobica ed è noto che alcuni sport comportano meno rischi per i soggetti asmatici. Il nuoto è meglio della corsa, in quanto ha capacità di stimolare la broncoreattività aspecifica, anche se bisogna prestare attenzione alle proprietà irritanti aspecifiche del cloro presente nell’acqua delle piscine. Una bassa capacità di stimolare asma hanno pure altre attività acquatiche come il kayak e la canoa. Comunque, oggi chi soffre di asma dispone di misure per prevenire un attacco durante l’attività fisica. Con una terapia appropriata, i bambini con asma da sforzo sono in grado di partecipare allo sport e di mantenere normali livelli di attività. La partecipazione all’attività fisica deve essere incoraggiata nella gestione dell’asma.

 

Il rapporto dell’Asma con le Allergie

In età scolare, oltre la metà dei bambini asmatici è allergico. L’aumento della prevalenza dell’asma, soprattutto di quello allergico, viene associato a diversi fattori, tra cui il cambiamento dello stile di vita nei paesi occidentali. L’esposizione agli allergeni può determinare manifestazioni importanti, come gli attacchi di asma, ma si può esprimere con sintomi lievi, come tosse o sensazione di costrizione toracica, a volte non avvertiti dal bambino. La sensibilizzazione allergica, in genere, inizia attorno ai due-tre anni, con una tendenza ad aumentare con l’età, con l’aggiunta di nuove sensibilizzazioni.

Gli allergeni respiratori possono essere suddivisi in due importanti gruppi: nel primo gruppo, sono compresi gli allergeni definiti “perenni”, come gli acari della polvere (chiamati Dermatophagoides), le muffe e i derivati degli epiteli animali. Questi allergeni manifestano la loro allergenicità in prevalenza negli ambienti chiusi. Nel secondo gruppo, troviamo i pollini delle piante e degli alberi, che hanno un andamento prevalentemente stagionale e causano
manifestazioni allergiche in ambienti aperti. La presenza di questi allergeni varia secondo il clima, l’altitudine e la latitudine. Nei paesi a clima temperato, oltre la metà dei soggetti allergici mostra una sensibilizzazione all’acaro della polvere, ma bisogna segnalare che fino all’85% dei bambini asmatici sono sensibilizzati alle principali specie di Dermatophagoides. Gli acari della polvere domestica vivono bene in un ambiente caldo umido, sotto i 1600 metri di altezza, trovando il loro habitat soprattutto nei materassi, nei cuscini, nei tappeti. Negli ultimi decenni, i progressivi e talora radicali cambiamenti negli arredamenti delle abitazioni, con serramenti occludenti per non disperdere calore e conseguente aumento della umidità interna, hanno via via causato un progressivo incremento della proliferazione degli acari della polvere, con un potenziale aumento del rischio di sensibilizzazione allergica.

 

Misure di Prevenzione Ambientale per Pazienti Asmatici

Esistono diverse misure di prevenzione ambientale della sensibilizzazione agli acari della polvere domestica, che contrastano la vita degli acari mantenendo bassa la temperatura delle case, quali ad esempio, arieggiare gli ambienti, mantenere l’umidità relativa tra il 45 e il 50%, lavare con acqua calda (50-60°C) la biancheria da letto, ricoprire con tessuti appositi (tessuti traspiranti che non lasciano passare gli allergeni) i materassi e i cuscini. Inoltre, è bene ricordare che gli asili infantili e le scuole sono di fatto l’ambiente di lavoro dei bambini, ed è necessario che siano caratterizzati da ambienti interni salubri. All’interno delle scuole, bisognerebbe prendere le opportune precauzioni per ridurre l’esposizione agli allergeni nei bambini con asma allergico. L’allergenicità verso i pollini è aumentata sia in conseguenza dei cambiamenti climatici che per l’interazione con gli inquinanti atmosferici: per tale motivo le stagioni polliniche iniziano prima e durano di più. Bisogna sottolineare che nel Nord Italia prevale l’allergia a pollini di graminacee, di betulla e di nocciolo; al Centro-Sud, oltre alle graminacee, sono molto frequenti la parietaria e l’ulivo. Inoltre, in questi ultimi anni si è assistito al comparire di nuovi allergeni importati, riconducibili sia alle correnti aeree che alle pratiche commerciali, che hanno introdotto specie non native nel nuovo contesto geografico. Un esempio è rappresentato dall’Ambrosia artemisiifolia L. (ambrosia comune), una pianta infestante originaria del Nord America, che si è sviluppata in Europa negli ultimi decenni. In Italia, l’Ambrosia è attualmente presente nella parte occidentale della Lombardia. È una pianta che predilige il clima temperato, prolifera in aree asciutte e necessita di un clima molto caldo per attecchire e rilasciare i suoi pollini, soprattutto in presenza di elevati livelli di CO2. Le strategie terapeutiche oggi disponibili comprendono: la terapia medica e l’immunoterapia allergene specifica, oltre all’evitamento della esposizione all’allergene, quando possibile. Una profilassi ambientale per i pollini è complessa: è importante che gli amministratori pubblici sappiano che alberi a bassa carica allergenica sono quelli da scegliere per essere piantumati nelle aree urbane e che i tagli dei prati sono da programmare prima della fioritura.

Per i pazienti allergici è utile evitare, quando possibile, il contatto con grandi concentrazioni di polline, come solitamente avviene all’aperto quando si va in moto o bicicletta in giornate ventose o dopo un temporale. In particolare, è vantaggioso tenere chiuse le finestre delle camere da letto nel periodo di maggiore pollinazione. In tal senso, è utile informarsi sulle concentrazioni polliniche, consultando i bollettini pollinici disponibili in molte regioni. La terapia medica serve a contrastare i sintomi e va adattata ai singoli casi. L’immunoterapia allergene-specifica è un’arma importante, che contrasta l’allergia agendo sui meccanismi patogenetici, ma deve però essere definita da pediatri esperti, per identificare quando è opportuno eseguirla e per quali allergeni. Bisogna segnalare che non è possibile proporla nei casi di asma grave, non controllato.

Il rapporto tra l’Asma e l’Inquinamento

L’asma è una malattia tipicamente ambientale, con l’esposizione a infezioni, allergeni, inquinanti e altri fattori di stress ambientale che aumentano significativamente il rischio di asma di nuova insorgenza e di esacerbazioni dell’asma o di altri esiti avversi correlati all’asma. Gli inquinanti atmosferici inalabili, come il particolato (PM) con diametro aerodinamico uguale o inferiore a 2,5 μm (PM2,5) e uguale o inferiore a 10 μm (PM10), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), il biossido di zolfo (SO2) e il monossido di carbonio (CO), sono ormai noti come una delle maggiori minacce ambientali per la salute umana, come riconosciuto dalle più recenti linee guida globali sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Altri importanti inquinanti outdoor sono i composti organici volatili, l’ammoniaca, il metano, gli idrocarburi, il black carbon e le particelle ultrafini di dimensioni nanometriche (inferiori a 0,1 μm).

 

Il ruolo degli inquinanti atmosferici nell’esacerbazione dell’asma.  La qualità dell’aria interna agli ambienti chiusi

Gli inquinanti atmosferici esterni sono emessi da veicoli, impianti di riscaldamento, industrie, raffinerie, centrali termoelettriche, agricoltura, ecc. Possono anche essere generati da fenomeni naturali come incendi, eruzioni vulcaniche, tempeste di polvere, erosione, ecc. Sebbene l’inquinamento dell’aria esterna si presenti quasi sempre come una miscela e in combinazione con altri fattori scatenanti (microbi e/o allergeni), la qualità dell’aria è regolata per ogni singolo componente. I singoli inquinanti atmosferici sono stati a lungo collegati alle esacerbazioni dell’asma e ad altri esiti negativi correlati all’asma, come la perdita del controllo dell’asma, l’aumento del ricorso alle risorse sanitarie, la ridotta funzionalità polmonare o la diminuzione della qualità della vita (QoL). Inoltre, sta emergendo una serie di evidenze sull’influenza dell’inquinamento atmosferico legato al traffico (TRAP) sull’asma.

Inquinanti specifici possono indurre l’infiammazione delle vie aeree (ad esempio, O3, NO2 e PM2,5) e l’iperreattività delle vie aeree (AHR) (O3 e NO2). L’aumento dello stress ossidativo (una caratteristica dell’asma grave) è stato associato all’esposizione a O3, NO2 e PM2,5. Dati recenti dimostrano che il danno alla barriera epiteliale avvia risposte immunitarie innate e adattative, alterazioni del microbioma, seguite da infiammazione cronica. Inoltre, anche i pesticidi, sotto forma di aerosol o di gas, danneggiano la barriera epiteliale e stimolano i recettori irritanti nelle vie aeree, con un’infiammazione neurogenica che si aggiunge all’infiammazione cronica dell’asma, portando all’esacerbazione o alla perdita di controllo. Le variazioni genetiche ed
epigenetiche, il background atopico e le risposte adattative possono spiegare le differenze nel modo in cui persone con lo stesso livello di gravità e controllo dell’asma rispondono all’esposizione all’inquinamento atmosferico, evidenziando la necessità di comprendere meglio gli endotipi ambientali dell’asma. Dati recenti indicano che i picchi di esposizione sono più importanti dell’esposizione a lungo termine. Per quanto riguarda l’inquinamento indoor è da notare che circa il 90% delle attività umane si svolge in ambienti chiusi, per cui aumenta il rischio di esposizione agli inquinanti dell’aria interna, come i prodotti per la pulizia, l’umidità e la muffa, i pesticidi, i composti organici volatili (COV), la cottura e i biocarburanti e molti altri, che possono avere un impatto significativo sulla salute respiratoria. È stato dimostrato che esiste un potenziale legame tra l’esposizione in ambienti chiusi e un aumento dell’incidenza e dell’impatto degli esiti dell’asma, ma la qualità dell’aria interna è studiata molto meno di quella esterna.

Come trattare il bambino asmatico a casa e in ambiente domestico

La gestione quotidiana domiciliare della terapia dell’asma nel bambino spetta al suo caregiver, solitamente i suoi genitori. Il pediatra Pneumologo ha il compito di veicolare al genitore una corretta informazione che tenga conto dell’uso dei farmaci anti asmatici e dei fattori ambientali domestici che possono concorrere a scatenare i sintomi asmatici. La malattia asmatica non deve essere vissuta come un limite per i momenti di relazione o svago da parte del bambino. Il pediatra Pneumologo fornirà quindi un piano comportamentale condiviso in cui saranno elencati ed esplicitati i seguenti punti:

  • Riconoscere un episodio asmatico acuto: tosse secca stizzosa, respiro sibilante, affanno, difficoltà nell’eloquio, dolore toracico rappresentano frequentemente la modalità di presentazione di un episodio asmatico acuto.
  • Trattare tempestivamente un episodio asmatico acuto con broncodilatatori a breve durata d’azione (salbutamolo) e corticosteroidi per via orale (se necessario).
  • Valutare la risposta clinica al trattamento instaurato ed eventualmente rivolgersi al Pronto Soccorso in caso di mancata e/o risposta insufficiente.
  • Utilizzare in maniera corretta i farmaci per la terapia farmacologica preventiva antiinfiammatoria della malattia asmatica (tecnica di somministrazione, utilizzo del distanziatore e dosaggio adeguati all’età). L’insuccesso terapeutico è frequentemente legato ad errori tecnici nella somministrazione.
  • Limitare l’esposizione domestica a fattori scatenati: alimenti, peli/forfore di animali domestici (cane, gatto, cavallo, coniglio), allergeni o irritanti presenti nell’ambiente indoor (acari della polvere, muffe, esposizione a fumo di sigarette, vernici).
  • Modificare stili di vita non adeguati: sedentarietà, esposizione a fumo passivo di sigaretta.
  • Eseguire i controlli periodici presso il centro pneumologico pediatrico ed il pediatra di famiglia, con la finalità di rivalutare la condizioni cliniche, la funzionalità respiratoria, l’aderenza al trattamento farmacologico e la corretta esecuzione delle tecniche di inalazione.

Come trattare il bambino asmatico in vacanza

Spesso i genitori di bambini asmatici si sentono ansiosi e preoccupati quando devono organizzare le vacanze, temendo che l’asma possa limitarne le esperienze. In realtà, è importante sapere che i bambini asmatici possono viaggiare e godersi le vacanze proprio come gli altri, purché si adottino le precauzioni necessarie. L’asma è una malattia cronica che spesso richiede trattamenti regolari, i quali non devono essere trascurati nemmeno durante
le vacanze. Talvolta, durante questi periodi di relax, si tende a essere meno attenti nel seguire le cure prescritte. È importante evitare questa situazione poiché potrebbe comportare un peggioramento o una ricaduta della malattia. Quando ci si prepara per una vacanza con i nostri bambini asmatici, è importante tenere a mente che l’asma non va in vacanza. Prima di partire per la vacanza, è essenziale assicurarsi di avere con sé tutti i farmaci e i dispositivi medici prescritti per gestire l’asma del bambino. Questo include i farmaci per la terapia di mantenimento e quelli per il controllo dei sintomi durante eventuali riacutizzazioni. Una buona pianificazione in questo senso riduce notevolmente il rischio di inconvenienti legati all’asma durante il viaggio. Nella scelta della destinazione vacanziera, che può essere sia al mare che in montagna, si dovrà tener conto delle esigenze cliniche del bambino.

La montagna offre generalmente un ambiente meno inquinato e condizioni climatiche favorevoli, anche se per i bambini allergici alle graminacee si dovrà considerare che la fioritura delle graminacee in montagna avviene di solito a metà estate. D’altro lato, nella scelta della destinazione per una vacanza al mare sarà fondamentale considerare attentamente sia la località che il periodo del soggiorno, in quanto le coste italiane sono spesso abitate da piante allergeniche come la parietaria, l’olivo e il nocciolo, che possono causare sintomi respiratori significativi nei pazienti allergici. Durante la vacanza, è importante prestare attenzione all’ambiente circostante, cercando di mantenere uno stile di vita sano che eviti le situazioni che possono innescare le riacutizzazioni asmatiche. Cambiamenti climatici, esposizione a allergeni o al fumo, sforzi fisici improvvisi possono influenzare la salute respiratoria del bambino. Monitorare i sintomi e agire prontamente in caso di necessità è fondamentale per garantire che il bambino possa partecipare alle attività e divertirsi, contribuendo a rendere la vacanza un’esperienza piacevole e sicura per tutta la famiglia.

Cos’è l’Asma grave e come riconoscerla

L’asma grave è una nicchia dell’asma, e corrisponde all’incirca al 5% dei pazienti asmatici. Contrariamente a quello che si può facilmente pensare, il paziente con asma grave non è quello che presenta un attacco asmatico acuto importante, ma quello che necessita del massimo della terapia di fondo inalatoria nella vita di tutti i giorni (non solo per controllare la
sintomatologia), nonché quello che nonostante la terapia massimale non controlla. Questa può essere solo una fase della patologia asmatica, ma è necessario intercettarla precocemente e consigliare al paziente la terapia giusta per migliorare il controllo della sintomatologia asmatica e allo stesso tempo ridurre gli effetti collaterali della massima terapia cortisonica inalatoria. In questa piccola popolazione di pazienti, infatti, è raccomandato (al
fine di evitare o mantenere le alte dosi di cortisonici inalatori) per un periodo non superiore ai 6 mesi per gli effetti collaterali che questa terapia può portare e offrire loro “dopo un adeguato studio” una terapia con farmaci biologici, che sono nella maggioranza dei casi ben tollerati.

È necessario però, quando ci troviamo davanti a questa tipologia di paziente, rimettere sempre in discussione il tutto a partire dalla diagnosi stessa. È importante, pertanto, che questi pazienti vengano inviati ai vari centri di riferimento esperti in asma grave, dove si ha disposizione tutto il work-up diagnostico necessario e un team multidisciplinare in grado di
riformulare la diagnosi quando è necessario offrire la migliore proposta terapeutica per quel paziente, ovvero il farmaco biologico più adatto alle caratteristiche del paziente. Se il paziente viene correttamente identificato, segnalato ed inviato al centro di riferimento, avrà un accesso al percorso diagnostico-terapeutico più appropriato ed un accesso alle cure più rapido. Il
tutto si traduce in una riduzione delle riacutizzazioni asmatiche, una migliore prognosi, una migliore funzionalità polmonare dove possibile e, pertanto, una migliore qualità di vita per il paziente e per la famiglia.

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