In questi decenni abbiamo assistito ad una importante riduzione della mortalità per asma, ma adesso sembra non ci sia nessun miglioramento. Cosa ci sta sfuggendo?
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Ora, però, si sta registrando un plateau… Ci sono alcuni fattori “confondenti”, ma i dati ci devono comunque interrogare: cosa può causare ancora oggi la morte in un paziente asmatico? C’è qualcosa su cui possiamo intervenire?
Ci sono le comorbidità, il fumo di sigaretta, il disagio psicosociale e la scarsa istruzione sanitaria, barriere emergenti che riguardano una piccola percentuale dei pazienti asmatici, quelli che non possono essere approcciati in modo “standard”, ma che necessitano di cure dedicate. Spesso non è “l’asma grave” ad ucciderli, ma l’asma lieve-moderato scarsamente controllato. Morti prevenibili.
Si parla spesso di “medicina di precisione” riferendosi a farmaci ultraspecifici, ma meno spesso si parla della precisione della terapia standard, rispetto ai suoi aspetti psicosociali; non sempre si è in grado di comprendere e gestire quei fattori comportamentali che sono alla base dell’asma scarsamente controllato, quasi fatale e fatale. Campanelli d’allarme per un asma “a rischio”? Più di un ricovero per asma, di 3 accessi in Pronto Soccorso o di 5 visite ambulatoriali.
La mortalità per asma oggi non riguarda un giovane con asma non riconosciuto o sottotrattato, ma un adulto maturo, con spesso comorbidità e peggiore funzionalità polmonare. Ci sono ancora pochi dati e quindi pochi spunti per intervenire. Ridurre la mortalità potrebbe essere un compito diverso dal ridurre la morbidità, dal mero ripristino di un asma “controllato”.
Eliminare le morti per asma è un obiettivo importante e necessiterà sforzi altrettanto importanti.
Fonte:
Jenkins C. Eliminating asthma deaths: have we stalled? The Lancet, August 7, 2017.