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Tosse dei Cento Giorni: Guida completa alla Pertosse nei Bambini

La pertosse, o “tosse dei cento giorni” è una malattia altamente contagiosa, diffusa in tutto il mondo, causata dal batterio Bortedella pertussis. Le specie B. parapertussis e B. holmesii possono causare quadri clinici simili di entità più lieve. Nonostante l’alta copertura vaccinale, la pertosse rappresenta ancora oggi un importante problema di salute pubblica, soprattutto nei bambini più piccoli. Negli ultimi anni, infatti, il numero di casi di pertosse in adulti e bambini segnalati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) è aumentato (151’000 casi mondiali nel 2018 di cui 35’627 in Europa, verosimilmente sottostimati), con picchi epidemici che ricorrono ogni 2-5 anni. 

Quando si prende la Pertosse nei bambini e negli adulti

Non c’è una stagionalità specifica per la pertosse. L’aumento dei casi di contagio da pertosse dipende in parte dalla riduzione della protezione offerta dai vaccini, dalla disponibilità di migliori metodi diagnostici e da una maggiore consapevolezza della malattia. Presentazioni atipiche in adolescenti e adulti ritardano la diagnosi e il trattamento, favorendo la diffusione della malattia.

Il contagio da Pertosse. Come si trasmette la Pertosse

La pertosse è estremamente contagiosa e si trasmette facilmente per via inalatoria al contatto con le goccioline respiratorie generate tramite tosse o starnuti. La fonte principale di contagio è rappresentata da adolescenti e adulti asintomatici o con sintomi lievi e atipici (tipicamente, tosse isolata anche non parossistica che persiste per più di 3 settimane), che convivono a stretto contatto con bambini. Numerose tossine e altri fattori di virulenza prodotti dal batterio determinano una tenace adesione del germe all’epitelio respiratorio, con successivo danno delle mucose delle vie respiratorie che favorisce la replicazione locale del germe e le manifestazioni cliniche.

Quali sono i sintomi della pertosse e come riconoscerla?

La pertosse ha un un periodo di incubazione massimo di 4 settimane (generalmente, 7-10 giorni) Il decorso della pertosse progredisce attraverso tre fasi consecutive: la fase catarrale, la fase parossistica e la fase convalescente.

  1. La fase catarrale della Pertosse ha una durata di circa 1-3 settimane e si manifesta con sintomi lievi, spesso indistinguibili da una comune virosi: i pazienti presentano congestione nasale, rinite sierosa, starnuti, lacrimazione e poca tosse secca, accompagnata da malessere generale e febbricola (quest’ultima non sempre presente)
  2. La successiva fase parossistica, della durata di 2-3 settimane, è caratterizzata da episodi di tosse intensi, rapidi e violenti che persistono ininterrotti per diversi minuti, associati a cianosi, vomito dopo tosse, aumentata produzione di muco e saliva e difficoltà respiratoria. Attività come il pianto, il riso o la deglutizione possono scatenare gli attacchi di tosse, che occorrono soprattutto di notte.
  3. In seguito, i sintomi globalmente si attenuano fino alla fase convalescente, in cui la tosse – secca, meno frequente e di lieve entità – persiste fino a 6-8 settimane. 

La gravità della malattia dipende soprattutto dall’età e dallo stato immunitario dei soggetti ammalati. I sintomi della pertosse negli adulti e nei bambini vaccinati sono più lievi e spesso è presente solo una tosse di lunga durata. Gli immunodepressi e i bambini non vaccinati, specialmente i lattanti, sono invece più a rischio di forme gravi e di complicanze quali apnee, polmoniti, insufficienza respiratoria, convulsioni e gravi quadri di iperleucocitosi con conseguente rischio di ipertensione polmonare, con una non trascurabile letalità, soprattutto nei neonati. Nei bambini inoltre è frequente la coinfezione con virus respiratori, quali il virus respiratorio sinciziale, il virus dell’influenza A, il rinovirus o il bocavirus. 

La diagnosi della pertosse. come capire se un bambino ha la Pertosse? 

Vista l’alta trasmissibilità, la diagnosi precoce della pertosse è fondamentale per prevenire la diffusione della malattia. Il sospetto clinico è sufficiente per avviare le terapie: i test di laboratorio infatti, seppur utili per motivi di sanità pubblica, non devono in nessun caso tardare l’avvio tempestivo delle cure. I test di laboratorio per la diagnosi della pertosse possono essere condotti su tampone naso-faringeo (coltura batterica o reazione a catena della polimerasi) o su campione di sangue periferico (sierologie). La PCR è sufficientemente sensibile entro tre settimane dall’esordio dei sintomi, anche in contatti asintomatici, pur con il rischio di falsi positivi. Il gold-standard diagnostico è rappresentato dalla coltura batterica, che richiede però terreni di coltura specifici e lunghi tempi, essendo necessari almeno 7-15 giorni di tempo prima della formazione di colonie visibili. Inoltre, se i sintomi sono iniziati da molto tempo o il paziente ha già iniziato ad assumere l’antibiotico, la coltura potrebbe risultare falsamente negativa. Su sangue è possibile dosare gli anticorpi IgA anti-pertosse, che documentano un’infezione in atto o recente, e gli anticorpi IgG anti-pertosse, che possono documentare sia un’esposizione precedente che una possibile infezione in atto (se contestualmente sono aumentate anche le IgA). 

Cosa fare in caso di Pertosse? La terapia antibiotica per la cura della Pertosse 

La terapia della pertosse si basa sulla somministrazione di antibiotici (Tabella 1), tanto più efficace nel ridurre la gravità dei sintomi e il rischio di trasmissibilità quanto più precocemente viene iniziata (idealmente, entro 3 settimane dall’esordio dei sintomi, ovvero durante la fase catarrale).  In presenza di complicanze, può rendersi necessaria una terapia di supporto infusionale o ventilatoria. Nei bambini con conta leucocitaria superiore a 10^5 cellule/mm3 e ipertensione polmonare trova impiego la plasmaferesi.

 

Tabella 1. Antibiotici raccomandati per il trattamento della pertosse in Pediatria
Azitromicina 0-6 mesi di vita: 10 mg/kg una volta al giorno per 5 giorni

> 6 mesi di vita: 10 mg/kg una volta al giorno il primo giorno, poi 

                           5 mg/kg una volta al giorno dal 2° al 5° giorno

Claritromicina > 1 mese di vita: 15 mg/kg/die diviso in due dosi per 7 giorni
Trimetoprim

+sulfametossazolo*

> 2 mesi di vita: 8 mg/kg/die di trimetoprim e 40 mg/kg/die di sulfametossazolo ogni 12 ore per 14 giorni
* alternativa ai macrolidi se questi non sono tollerati. Non somministrare sotto i due mesi di vita o in gravidanza.

 

La fastidiosa tosse caratteristica della pertosse nei bambini, tuttavia, non ha una cura. L’utilizzo di corticosteroidi topici o sistemici, broncodilatatori, sciroppi antitussivi o farmaci antistaminici non è raccomandato in quanto non ne è stata dimostrata l’efficacia. E allora, quando passa la pertosse? Il paziente non è più contagioso dopo aver assunto la terapia antibiotica. I sintomi tendono progressivamente a migliorare dopo circa 3 settimane, ma possono persistere fino a 2-3 mesi dall’esordio. Per questo la pertosse veniva anche chiamata “tosse dei 100 giorni”.

La profilassi antibiotica post-esposizione dei contatti stretti (a prescindere dal loro stato vaccinale) viene effettuata seguendo il medesimo schema, ed è fondamentale (unitamente all’accurata igiene delle mani e al tempestivo isolamento dei malati) per prevenire la diffusione dell’infezione, considerando che fino al 90% dei contatti familiari e dal 50% all’80% dei contatti scolastici di un caso indice possono contrarre rapidamente l’infezione. Sono considerabili contatti stretti i conviventi familiari, gli operatori sanitari o qualunque soggetto esposto a secrezioni patologiche o posto a contatto con un paziente sintomatico entro uno spazio confinato alla distanza di meno di un metro per almeno un’ora. 

Quanto dura il vaccino contro la Pertosse?

Il Piano Nazionale Vaccini 2023-2025 prevede la somministrazione di tre dosi di vaccino antipertosse pediatrico a cellule intere (DTpa) nell’ambito della vaccinazione esavalente nel primo anno di vita (rispettivamente a 3, 5 e 11 mesi), con richiamo a 5-6 e 12 anni. Successivamente, si prosegue con vaccino adulto acellulare (dTpa) ogni 10 anni. 

Vaccinarsi contro la pertosse in gravidanza. Cosa succede se si prende la pertosse in gravidanza?

Non ci sono rischi da vaccino da pertosse per le donne in gravidanza. I recenti casi di pertosse nei neonati registrati anche in Italia, ci ricordano che la vaccinazione con vaccino acellulare è raccomandata anche nelle donne incinte, preferibilmente tra la 27° e la 36° settimana di gestazione. Lo scopo è trasferire anticorpi protettivi al neonato attraverso la placenta, riducendo il rischio di infezione e le conseguenze più gravi della pertosse nei primi mesi di vita, quando il bambino è più vulnerabile. 

Gli Antibiotici per la Pertosse. Quanti giorni di antibiotico sono necessari per la pertosse?

 

Tabella 1. Antibiotici raccomandati per il trattamento della pertosse in Pediatria
Azitromicina 0-6 mesi di vita: 10 mg/kg una volta al giorno per 5 giorni

> 6 mesi di vita: 10 mg/kg una volta al giorno il primo giorno, poi 

                           5 mg/kg una volta al giorno dal 2° al 5° giorno

Claritromicina > 1 mese di vita: 15 mg/kg/die diviso in due dosi per 7 giorni
Trimetoprim

+sulfametossazolo*

> 2 mesi di vita: 8 mg/kg/die di trimetoprim e 40 mg/kg/die di sulfametossazolo ogni 12 ore per 14 giorni
* alternativa ai macrolidi se questi non sono tollerati. Non somministrare sotto i due mesi di vita o in gravidanza.

 

Piano d’azione per la pertosse. Vaccinazione per bambini e adulti, evitare il contagio, contatta il medico, fai il test diagnostico, inizia la terapia in casi sospetti di pertosse

  1. Assicuratevi che il vostro bambino riceva tutte le dosi del vaccino anti-pertosse.
  2. Assicuratevi di effettuare i richiami del vaccino della pertosse sia da adolescenti che da adulti. Effettuate un richiamo supplementare se siete in gravidanza.
  3. Evitate il contatto con persone malate fino a quando non sono più contagiose (di solito una settimana dopo l’inizio dell’antibiotico).
  4. Se c’è un sospetto di pertosse in voi o nel vostro bambino contattate un medico per fare il test e iniziare subito il trattamento.

 

Autore: Beatrice Andrenacci, MD, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, SC Pneumoinfettivologia

Revisore: Greta Di Mattia, MD, “Sapienza” Università di Roma

ULTIMO AGGIORNAMENTO 2024

Bibliografia

  1. Decker MD, Edwards KM. Pertussis (Whooping Cough). J Infect Dis. 2021;224(12 Suppl 2):S310-S320. doi:10.1093/infdis/jiaa469
  2. Kilgore PE, Salim AM, Zervos MJ, Schmitt HJ. Pertussis: Microbiology, Disease, Treatment, and Prevention. Clin Microbiol Rev. 2016;29(3):449-486. doi:10.1128/CMR.00083-15
  3. https://www.epicentro.iss.it/pertosse/epidemiologia

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