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Wheezing, il respiro sibillino nei bambini

Wheezing: a chiarire i dubbi che riguardano il tema di questo mese, un esperto noto a livello nazionale, il Professor Renato Cutrera, responsabile dell’Unità di Broncopneumologia Pediatrica del Bambino Gesù di Roma.

1) D: In un bambino con wheezing, l’erogazione di salbutamolo con inalatore predosato e distanziatore è più efficace della nebulizzazione tramite aerosol?
R: Tutti gli studi dimostrano che l’utilizzo del MDI + spacer sono equivalenti all’utilizzo dell’aerosol nelle crisi lievi e moderate. Non ci sono evidenze nelle crisi gravi tutto dipende dalla capacità e dalla interazione del bambino e del caregiver nella corretta esecuzione della terapia con il distanziatore. Se l’esecuzione è corretta l’equivalenza è piena, se il bambino è agitato, piange, volta la testa, rifiuta il distanziatore, meglio l’aerosol.

2) D: A partire da che frequenza degli episodi di wheezing, consiglierebbe di avviare una profilassi con steroide inalatorio?
R: Almeno un episodio di wheezing ogni 4 – 6 settimane e aver avuto almeno 3 episodi nei mesi precedenti

3) D: Negli ultimi anni è stato ridimensionato il ruolo del montelukast come profilassi per il wheezing, prima usato soprattutto nei lattanti, per cui si tende a dare comunque sempre prima lo steroide inalatorio. Lei che ne pensa? In che situazioni attualmente lei usa il montelukast?
R: Sappiamo dagli studi che un numero maggiore di bambini risponderà meglio agli steroidi e un numero inferiore risponderà meglio al montelukast. Probabilmente quelli con asma eosinifilico risponderanno meglio agli steroidi. Ovviamente soprattutto nelle cure primarie si consiglia un approccio step-up cominciare con lo steroide per via inalatoria e se non è sufficiente aggiungere il montelukast. È possibile però in casi selezionati o in periodo di massima frequenza dei sintomi quando si vuole raggiungere rapidamente l’effetto di risoluzione dei sintomi utilizzare un approccio step-down, ossia utilizzare sia gli steroidi per via inaltoria sia il montelukast insieme per poi a risoluzione dei sintomi decidere cosa togliere prima. Non ci scordiamo che se un bambino con wheezing prescolare persistente non risponde ad entrambi i farmaci, andrebbe studiato per escludere altre patologie.

4) D: Cosa ne pensa dell’associazione tra wheezing e reflusso gastro-esofageo? Quando ritiene che sia reale tale associazione e quando prescriverebbe una terapia anti-reflusso in un bambino con wheezing?
R: Molto raramente e solo se sono presenti altri sintomi oltre al wheezing, ruminazione, cuscino bagnato, pianto notturno, rigurgiti. In Medicina e in Pediatria mai dire mai, ma credo che questo problema sia stato in passato sopravvalutato. Asma e reflusso gastro-esofageo possono associarsi, spesso è una comorbilità, ma curando con inibitori di pompa l’asma, quasi mai si osserva un miglioramento.

5) D: Quali sono i segni e/o sintomi che ci devono porre in allarme e far pensare che il wheezing possa nascondere altro?
R: Essenzialmente la mancata risposta alla terapia preventiva ben eseguita, all’allontanamento per un paio di mesi dal nido/asilo, e alla rimozione dei fattori ambientali come il fumo di sigaretta. Se tutto questo è stato fatto e i sintomi persitono, il bambino va indagato

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