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Volume 15, Numero 59 - Settembre 2015

L’ecografia polmonare nel neonato: luci ed ombre - Neonatal lung ultrasound: pros and cons

L’alta impedenza offerta agli ultrasuoni dall’aria ha fatto sì che l’ecografia non fosse considerata tra i mezzi diagnostici delle patologie polmonari. Eppure, nell’ultima decade, la medicina di emergenza dell’adulto ha dimostrato la validità dell’ecografia per alcune diagnosi polmonari del paziente critico. Ciò è possibile attraverso l’interpretazione non solo di immagini reali, come la pleura, ma anche di immagini artefattuali, ovvero non corrispondenti a strutture anatomiche. A questa categoria di immagini appartengono le linee A (riverberazioni ripetute e parallele alla pleura) e le linee B (strie iperecogene verticali a partenza dalla pleura). L’ecografia polmonare viene ora applicata anche in Pediatria. Qui l’acquisizione più rilevante è la diagnosi ecografica di polmonite ma anche lo pneumotorace ed il versamento pleurico trovano negli ultrasuoni una diagnostica superiore alla radiologia convenzionale. In campo neonatale, poi, quadri ecografici specifici sono stati descritti per la tachipnea transitoria del neonato (linee B confluenti nei segmenti polmonari inferiori con risparmio dei campi superiori) e la sindrome da distress respiratorio (polmone completamente “bianco” con anomalie della linea pleurica). Inoltre, quadri ecografici polmonari sono stati legati non a specifiche entità nosologiche quanto alla transizione alla vita extrauterina in un approccio di “ecografia polmonare funzionale”. In conclusione, mentre rimane aperta la necessità di una standardizzazione della tecnica, l’ecografia polmonare è un potente strumento diagnostico appena comparso nella dotazione del pediatra e del neonatologo; essa integra ma non sostituisce la radiografia tradizionale.

 

 


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